Giornata internazionale delle bambine, Virgillito: “C’è ancora molto da fare”

Oggi, 11 ottobre, si celebra la giornata internazionale delle bambine e delle ragazze. Proclamata nel 2012 dall’Onu, Organizzazione delle Nazioni Unite, è un momento per riflettere sulla violazione di alcuni diritti fondamentali di bambine e ragazze, che sono costrette a subire ingiustizie e violenze sia fisiche, sia psicologiche. Come ogni anno, Terre des Hommes ha realizzato un Report,(leggi qui il report completo) che fa parte della campagna InDifesa, per sensibilizzare l’opinione pubblica e le Istituzioni, fotografando la complessa situazione delle violenze sulle bambine, a livello mondiale.

Per il presidente Asa Onlus, dott.ssa Maria Virgillito, questa giornata deve essere un “momento di profonda riflessione per comprendere che, nonostante i passi avanti realizzati in tutto il mondo, c’è ancora molto da fare”. “Giocare, sorridere e studiare devono essere le uniche preoccupazionidi ogni bambino. Le Istituzioni e i Governi non devono dimenticare di avere la grande responsabilità di formare e tutelare gli adulti del domani” conclude il presidente Virgillito.

Bambine e mutilazioni genitali

Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) attualmente sono circa 200 milioni le donne che hanno subito una mutilazione genitale e vivono prevalentemente in 30 Paesi. Tra queste, più di 44 milioni sono bambine e ragazze con meno di 15 anni: in molti Paesi, infatti, “il taglio” viene praticato entro i primi cinque anni di vita della bambina. La pratica delle mutilazioni genitali femminili è particolarmente radicata in alcuni Paesi: in Somalia riguarda il 98% delle donne e delle ragazze di età compresa tra i 15 e i 49 anni, in Guinea il 97%, a Gibuti il 93%, in Sierra Leone il 90%. Seguono Mali, Egitto, Sudan ed Eritrea, nella fascia compresa tra l’80 e il 90%. Burkina Faso, Gambia ed Etiopia hanno un’incidenza tra il 60 e il 70%, mentre la Liberia si attesta al 50%. In termini assoluti, più della metà delle donne e delle ragazze che hanno subito questa pratica vive in Indonesia, Egitto ed Etiopia. “In Italia sono circa 70mila le donne di origine straniera di prima generazione che hanno subito una mutilazione genitale”, spiega Patrizia Farina del dipartimento di Sociologia e ricerca sociale dell’Università degli Studi Milano Bicocca.

Bambine ed accesso all’istruzione

1 bambino su 5 non va a scuola, non l’ha mai frequentata oppure ha iniziato a frequentarla e poi ha dovuto interrompere gli studi. A partire dal 2000 i dati registrati da Unesco (agenzia delle Nazioni Unite per l’educazione e la cultura) mostrano una costante e significativa riduzione del fenomeno che però, negli ultimi anni, sembra essersi quasi fermata: “dal 2012 il numero totale di bambini e giovani che non frequentano la scuola si è ridotto di solo un milione l’anno”. Dato positivo è il progressivo assottigliamento della differenza tra maschi e femmine: il 66% dei Paesi ha raggiunto la parità tra i sessi nell’accesso all’istruzione.

Bambine lavoratrici

Secondo le stime dell’Organizzazione mondiale per il lavoro (ILO) sono circa 64 milioni le bambine e le ragazze di età compresa tra i 5 e i 17 anni costrette a lavorare: un numero nettamente inferiore a quello dei loro coetanei maschi (circa 88 milioni).  La netta maggioranza delle bambine lavoratrici è impiegata in agricoltura (il 70% del totale), il 18% è impiegata nel settore dei servizi) mentre l’11% è impiegato nell’industria. A livello globale, le bambine di età compresa tra i 5 e i 14 anni trascorrono 550 milioni di ore ogni giorno in attività di cura della casa, ben 160 milioni di ore in più rispetto ai loro coetanei maschi.

Bambine e matrimoni precoci

Secondo le recenti stime di Unicef, tra le giovani donne di età compresa tra i 20 e i 24 anni, poco più di una su cinque (il 21%) si è sposata quando aveva meno di 18 anni. Dieci anni fa il rapporto era di una su quattro (il 25%).Un risultato importante, dovuto principalmente agli sforzi fatti nei Paesi dell’Asia meridionale, in modo particolare l’India. In questa regione il rischio di sposarsi durante l’infanzia è diminuito di oltre un terzo, dato che il tasso di matrimoni precoci è passato da quasi il 50% di dieci anni fa al 30% di oggi. Tuttavia, nonostante i progressi fatti l’eliminazione dei matrimoni precoci entro il 2030, è ancora molto lontana e verosimilmente nessuna regione del mondo riuscirà a raggiungere questo traguardo in tempo. Gli ultimi dati forniti da Unicef stimano in circa 12 milioni le bambine costrette a sposarsi ogni anno e se non ci sarà un’ulteriore accelerazione nel contrasto a questo fenomeno circa 150 milioni di bambine e ragazze saranno costrette a sposarsi entro il loro diciottesimo compleanno da qui al 2030.

Bambine e gravidanze precoci

Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità (OMS), nei Paesi in via di sviluppo ogni anno circa 21 milioni di ragazze di età compresa tra i 15 e i 19 anni rimangono incinte. A queste vanno poi aggiunte altri 2 milioni di baby mamme con meno di 15 anni di età. Secondo il Centro nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza, con elaborazioni su dati Istat, nel 2016 sono stati circa 1.539 i bambini nati in Italia da madri 18 anni, lo 0,33% del totale delle nascite. Di queste, la netta maggioranza sono italiane (1.226) mentre 313 bambini sono nati da baby mamme di origine straniera. La Sicilia è la regione in cui nel 2016 si è registrato il più alto numero di nascite da madri minorenni (377, di cui 6 da ragazzine con meno di 15 anni), seguita da Campania (277), Lombardia (162) e Lazio (92).

Ragazze vittime di tratta

Tra il 2004 e il 2014 (anno per cui sono disponibili gli ultimi dati) la quota di bambine e ragazze vittime di tratta è raddoppiata, passando dal 10% al 20% del totale. In crescita esponenziale anche la quota delle piccole vittime di sesso maschile: dal 3% del 2004 all’8% del 2014 e con un picco del 13% nel 2011.Anche in Europa la maggioranza delle vittime di tratta è di sesso femminile e, secondo la Commissione Europea, il 16% sono ragazze con meno di 18 anni. L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni stima che l’80% delle migranti nigeriane arrivate nel nostro Paese via mare nel 2016 siano probabili vittime di tratta destinata allo sfruttamento sessuale, e nell’anno seguente 196 ragazze hanno avuto accesso ai percorsi di protezione offerti dal Dipartimento per le Pari opportunità.

 

Fonte: www.terresdeshommes.it 

 

 

 

 

 

 

 

 

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