Si è tenuto il 18 marzo 2019 il Seminario ASA “Famiglia e Intercultura. La sfida dell’ascolto e dell’integrazione” nel quadro del progetto Erasmus Plus “Break down the barriers”, dedicato ad affrontare i temi dell’integrazione e della educazione interculturale.
Nell’incontro tra culture e nel costruire insieme in modo propositivo e prospettico risultano fondamentali i valori universali e la valorizzazione della dimensione esistenziale. L’educazione interculturale deve far maturare identità armoniose, libere, responsabili, comunitarie, affinché si superi la sopraffazione, l’attacco, la denigrazione, l’indifferenza, il solo guardarsi.
La Famiglia e la Scuola, in condivisione e corresponsabilità, sono determinanti per l’educazione integrale della persona nella comunità.
Mons. Smedila dando il benvenuto ha incentrato il suo intervento sul valore della Famiglia, affermando che il problema principiale del nostro tempo sia l’individualismo. Pertanto tutte le iniziative volte a incentivare le relazioni stabili e durature tra persone e comunità sono fondamentali e da valorizzare.
Salvatore Spagano, Docente di Economia delle Istituzioni (Università degli Studi di Catania), ha aperto gli interventi affermando quanto le regole di comportamento e di pensiero debbano essere socialmente condivise. Più grande è un gruppo maggiore è il numero di scambi che possono avvenire al suo interno: nonostante questa accezione positiva di coesistenza tra regole di più tipi, la necessità di delineare un insieme di regole condivise incontra spesso la diffidenza e la difficoltà nell’accettazione. Nelle relazioni fra culture è fondamentale l’interrelazione fra regole: vi sono regole di più tipi, però occorre avere regole essenziali per scambiare e costruire insieme.
Una Comunità che agisce sotto le medesime regole può dirsi tale. Se la stessa situazione avesse due discipline diverse, infatti, già nascerebbero due comunità distinte, che dovrebbero superare soverchie difficoltà per interagire tra loro. Da economista, ha affermato come la Teoria dei giochi sia utile per far maturare un comportamento solidale e come la Cooperazione sia fondamentale per conseguire il benessere collettivo. Il relatore ha, infine, evidenziato il valore della scuola nell’affermazione di regole condivise.
Amelia Reina, psicologa-psicoterapeuta, ha fatto riferimento all’utilizzazione eclettica dei vari linguaggi e sul valore delle metafore. È stato sottolineato, tramite un’attenta analisi di una significativa immagine, il valore della permeabilità e si è evidenziato il sistema integrato e la necessità di superare la stratificazione per arrivare all’integrazione. Particolare importanza assume il valore della continuità e della naturalezza dell’interazione evitando atteggiamenti che inducono a trincerarsi dietro al proprio sistema culturale. Attraverso la narrazione della propria realtà si accede alla possibilità di pensare anche l’esperienza culturale, la quale non è rappresentata esclusivamente da un assemblaggio di significati, convinzioni ed elementi valoriali, come una sorta di sistema assoluto e indipendente dalla flessibilità dei comportamenti effettivi degli individui. La narrazione è un prezioso strumento di accesso alla propria realtà e a quella altrui. La comunicazione tra le istituzioni, la formazione di una rete sociale in grado di garantire “scosse di assestamento interculturale” sono condizioni essenziali per un cambiamento del tessuto sociale.
Nabi Ousmane, mediatore culturale e sportivo, ha testimoniato la propria identità, la propria cultura con un intervento scientificamente fondato. Il relatore ha affermato quanto sia indispensabile capire la cultura degli altri mantenendo la propria: si impara dall’incontro delle culture, dalle bellezze delle culture, evitando così il pregiudizio.
Ousmane ha raccontato la sua esperienza nell’approcciarsi al mondo dello sport in un paese diverso da quello di origine. Ha descritto il modo discreto con cui ha provato ad approcciarsi a un nuovo contesto amicale: quando ha imparato la lingua, ha potuto integrarsi meglio nel mondo dello sport, anche se non è stato semplice approcciarsi in un contesto agonistico. Lo sport gli ha permesso di confrontarsi con gli altri, in quanto l’attività sportiva viene vista come un punto di partenza per una conoscenza più profonda. La conoscenza della lingua è importante, ma lo sport va oltre la lingua.
Anche la scuola, secondo la sua tesimonianza, è stato un contesto altamente formativo: proprio qui, nel rispetto, si è avuto un incontro ed un confronto tra culture diverse. Il relatore ha concluso affermando quanto sia fondamentale capire il valore dell’altro.
Simona M. Perni, Dirigente Scolastico dell’I.C. “P.S. Di Guardo-Quasimodo” di San Giovanni Galermo a Catania, ha tracciato un excursus storico su come la scuola negli ultimi 20 anni abbia affrontato le problematiche dell’educazione interculturale. Si è passati dalla iniziale necessità di risolvere problemi di tipo pratico legati soprattutto all’immigrazione, alla diffusione delle convinzioni «assimilazioniste», che hanno causato spesso ghettizzazione o «autoghettizzazione».
Il modo tradizionale di pensare la cultura, ossia delimitata geograficamente e appartenente a specifici gruppi che occupano determinati territori, appare superato. L’intercultura ha indotto a scoprire e mettere in rapporto le differenze etniche, ma il rischio è di limitarsi ad esaltare e fissare queste diversità, senza metterle in dialogo tra di loro o, addirittura, ostacolare la comprensione reciproca. La persona è portatrice di valori: bisogna sospendere il giudizio, ascoltare l’altro, confrontarsi, comunicare con l’altro superando le stereotipie. La costruzione di canali di comunicazione può agevolmente essere aiutata da linguaggi universali: musica, disegno e matematica, per citarne alcuni.
Ecco che l’intercultura diventa una sfida etica per affrontare la complessa realtà moderna e per collaborare per il miglioramento globale. Attraverso l’educazione interculturale si possono aiutare gli alunni a riconoscere il proprio ruolo e le responsabilità del singolo e quelle della collettività al fine di operare scelte che siano a favore di una giustizia sociale per la protezione e la rinascita degli ecosistemi.
“È stata un’importantissima giornata di lavoro e di scambio” – afferma la presidente ASA Onlus, Dott.ssa Maria Virgillito. “L’Accoglienza per ASA è la pietra fondante sulla quale si regge tutto il nostro operato. Durante i nostri 20 anni di attività abbiamo dato valore all’accoglienza dell’altro e alla salvaguardia dell’identità della persona. I nostri bambini – conclude il presidente Virgillito – sono stati accompagnati ad essere accolti in famiglie, a loro volta, sostenute ad abbracciare un mondo nuovo. Insieme lavoriamo affinché il nuovo nucleo familiare venga accolto nel nuovo contesto familiare, sociale e scolastico”.
“Adesso è il momento di allargare le maglie del concetto di accoglienza a realtà vicine a noi” continua Rosalba Mirci, responsabile dell’area progettazione ASA. “In un contesto complesso come quello in cui viviamo, occorre rafforzare i legami tra le istituzioni e tutte le realtà del privato sociale affinché si abbattano le barriere che ostacolano i processi di accoglienza”.
Infine Giacomo Timpanaro, pedagogista, ha affermato: “Realizziamo una comunità in cui le persone, prendendosi metaforicamente per mano, possano costruire un futuro più roseo, in cui ognuno con la sua identità, la sua cultura, la sua spiritualità, la sua specificità, interiorizzando i valori, è rispettoso dell’altro e insieme all’altro, in compagnia dell’altro, in comunione con l’altro da sé, in noità, fratello nell’Umanità vuole costruire una vita comune permeata di dialogo, di dono, di solidarietà, di pace, finalizzata al Bbene comune aspirando alla trascendenza”.